LA PREFAZIONE DI MINO MILANI
Questo è un bel libro d’avventura e l’avventura è quella affascinante parola che viene dritta dalla lingua madre universale. In Latino le adventura erano, e sono, “le cose che verranno”. Tutte, nel loro quasi magico complesso: le prevedibili e le imprevedibili, in una gradazione quasi infinita e senza confine come le loro conseguenze.
E’ sorta una serie (interminabile, per fortuna) di libri che ci hanno avvinto, commosso, sdegnato, fatto piangere o ridere e che sono diventati quasi realtà.
Altri, invece, si basano su storie senz’altro vere.
E non si tratta di stare a distinguere tra verità e fantasia, perché non è questo ciò che importa: siamo liberi di credere a quanto vogliamo. Così quando ci si presenta un libro come questo, vero, quasi una cronaca di fatti registrati, l’impressione è più intensa. Brunilde, che qui si racconta a un maestro di giornalismo come Massimo Esposti, ci dà la prova di quanto sia complessa e affascinante una vita straordinaria, ma affrontata dalla protagonista con fermezza e naturalezza.
Del resto che cos’è più normale di un lungo cammino implicante rischi, pericoli, adventura?
Mino Milani